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WAYFINDING : Oltre il semplice concetto di segnaletica, ecco il significato.

Rendere la segnaletica degli ambienti più familiare, d’effetto, esplicativa e diretta, evitando quegli elementi visivi e comunicativi che risultano solo BELLI ma poco FUNZIONALI è lo scopo del Wayfinding.

Parlare di WAYFINDING significa riferirsi a tutti i processi psicologici, cognitivi e comportamentali che vengono messi in atto da un individuo nel momento in cui non solo deve orientarsi per capire dove fisicamente si trova, ma soprattutto per cercare di raggiungere una meta precisa (una via d'uscita da un parcheggio, una stazione di servizio, l'ufficio della direzione, i servizi igienici, la biglietteria della stazione, il centro della città etc.).

Il termine wayfinding nasce negli anni ’60 ma è nell’era moderna che comincia ad affermarsi e si espande piano piano. Letteralmente il suo significato è “trovare la strada”. Noi concettualmente lo definiremo, da qui in poi, come “orientamento nello spazio” o “cognizione dello spazio”. Se negli anni ’60 lo scrittore Lynch introduceva il Wayfinding riferendosi esclusivamente ai nomi delle vie, ai numeri civici e altre tipologie di segnaletica urbana, oggi è proprio il termine “segnaletica” che non va associato unicamente al termine Wayfinding. Col termine in questione, infatti, non facciamo riferimento solo ad artefatti comunicativi ma ci riferiamo a tutti quegli artefatti in senso generale, artefatti strumentali progettati e ideati per spazi in cui abbiamo bisogno di orientarci, muoverci e abitare.

Ogni elemento inserito in un ambiente, CONTRIBUISCE A CREARNE L’IMMAGINE.

Per Wayfinding intendiamo dunque il modo in cui siamo in grado di organizzare lo spazio costruito intorno a noi, il modo in cui lo “sistemiamo” per sostenere e indirizzare il nostro orientamento. Avere una “cognizione dello spazio” significa acquisire la capacità di sapere dove sei, dove sei diretto e come è possibile arrivarci, riconoscere quando hai raggiunto la destinazione prescelta o cambiare rotta in maniera del tutto indipendente.

Quando ci troviamo in un aeroporto, quindi un luogo pubblico, di quel luogo abbiamo già una sorta di percezione dello spazio perché sappiamo, ad esempio, che gli ‘ARRIVI’ e le ‘PARTENZE’ si trovano posizionate in zone differenti dell’aeroporto; sappiamo anche che l’area “check-in” sarà posizionata prima di arrivare all’area “imbarchi”.Questa percezione è stata immagazzinata in noi attraverso l’esperienza vissuta già altre volte, procediamo dunque per somiglianza e grazie alla nostra capacità di mettere in relazione le cose sia a livello spaziale che a livello logico.

Gli elementi di Wayfinding sono misurati da come gli utenti sperimentano un ambiente, attraverso il proprio sistema sensoriale di elementi visivi, uditivi, tattili e olfattivi e da come vengono coinvolti emotivamente. All’interno di luoghi pubblici come un aeroporto, una stazione ferroviaria o un porto dove gli artefatti strumentali sono permanenti e immutabili nel tempo, entra in gioco la “comunicazione efficace”. Essa fa affidamento a dei sistemi architettonici e grafici che facilitano il passaggio da un punto ad un altro, rassicurando gli utenti e creando ambienti confortevoli e piacevoli, che siano capaci di fornire risposte a potenziali domande, prima ancora che l’utente si trovi a dover chiedere assistenza.

Ogni elemento costituisce “una guida” affinché l’utente possa riscontrare familiarità e accoglienza in un luogo che, per definizione, non lo è. Il ruolo decisivo è svolto allora proprio dagli artefatti comunicativi quali: cartelli di orientamento, segnaletica da interni, targhe identificative che permettono di distinguere ed individuare in maniera immediata la suddivisione degli ambienti e i diversi reparti.

Rendere la segnaletica degli ambienti più familiare, d’effetto, esplicativa e diretta, evitando quegli elementi visivi e comunicativi che risultano solo BELLI ma poco FUNZIONALI è lo scopo del Wayfinding.